UN PO’ DI ME…
Nasco il 23.09.1973 a Milano ma la mia origine è Istriana. I primi anni della mia vita li trascorro in Croazia e più precisamente a Rovigno d’Istria, paese natale della mia famiglia. Qui imparo a nuotare e amare il mare: mio padre mi insegna a mettermi la maschera e a scoprire le bellezze del mondo sommerso. Dopo essermi trasferito definitivamente in Italia, dai 5 ai 14 anni entro nel nuoto agonistico del Fanfulla Lodi, ma poi gli impegni di scuola mi allontanano, purtroppo, ma solo provvisoriamente dal mondo acqua.
Il 1997 rappresenta la mia prima vera svolta: se da una parte mi laureo, dall’altra succede un qualcosa che era fuori dalle mie aspettative. Infatti, sempre grazie a mio padre, conosco il mito: Umberto Pelizzari. Da quell’incontro, direi quasi fantozziano nella sua forma, tra un giovane “ciuffo e basette” come ero io in quegli anni e l’icona dell’apnea, nasce una bella amicizia. Ebbene, in breve tempo tutta la mia vita si trasforma: infatti ho la fortuna di entrare nell’entourage del “Pelo”, a far parte di quel famoso “Sector No Limits Team” come suo assistente di superficie e ad accompagnarlo in giro per il mondo durante i suoi stage di formazione, i suoi allenamenti e soprattutto i suoi record.
Potrei soffermarmi ore a raccontare le storie, gli aneddotti e le avventure che insieme abbiamo vissuto dentro e fuori l’acqua…nel 2000 durante le riprese del film “Ocean Men” ho addirittura una piccola parte nella mitica scena della “Fiat 500”.
Il 2001 è l’ anno della seconda svolta: il “maestro” Umberto dà l’addio alle competizioni, ed io, per l’ennesima volta sono al suo fianco nel suo ultimo record. Ma decido anche di provare ad entrare nel mondo dell’agonismo e a cimentarmi come atleta della Squadra Nazionale Croata di apnea nel Campionato del Mondo AIDA.
Nel frattempo la mia passione per l’agonismo continua ad aumentare, partecipando a gare, e specializzandomi nell’utilizzo della monopinna, diventandone anche istruttore. Nell’ambiente dell’apnea nascono inoltre nuove discipline, regolamentate dalla CMAS, la Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee. Una di queste è il Jump Blue: un cubo di lato 15m e posizionato nel mare alla profondità di 15m. La sfida consiste nel percorrere il maggior numero di lati con un unico lungo respiro.
Nel 2004, durante il campionato internazionale di Apnea in Croazia, riesco a percorrere 120m di questo cubo e così facendo realizzo il nuovo record del mondo di questa specialità diventando il nuovo Campione Mondiale di questa disciplina. Da qui mi alleno ancora di più e dopo pochi mesi realizzo il record nazionale di apnea dinamica, in piscina, con la misura di 150m. rientrando quindi tra i più forti apneisti mondiali in ben due diverse specialità.
Il 2005 rappresenta la tragica svolta della mia vita: dopo aver vinto nuovamente il campionato nazionale di apnea, purtroppo la mia “corsa” all’agonismo subisce uno stop incredibile: il 29 luglio, Filippo, l’amico del cuore, istruttore di apnea, che tante volte mi ha accompagnato nelle mie gare e nei miei corsi, inspiegabilmente muore proprio in mare durante una battuta di pesca subacquea. Questo momento stravolge la mia vita e mi allontano dall’acqua per parecchio tempo: Proprio il mare, che mi aveva regalato gioie immense, purtroppo mi toglie un amico, la persona più vicina a me, il mio “angelo custode” dandomi un dolore incredibile.
Dopo un periodo molto buio e difficile, nel febbraio 2006 ritorno a credere in me stesso e riprendo ad allenarmi, con un solo obiettivo: fare pace con il mare e forse anche con me stesso. E così dopo quasi un anno, ripartecipo al campionato nazionale di apnea rivincendo il titolo per il terzo anno consecutivo. Un risultato importante per me, soprattutto emotivamente, perché ero riuscito a vincere il nemico più grande: me stesso e la paura. Sempre in quell’anno partecipo a Tokyo ad una gara a squadre tra una selezione di apneisti italiani contro una giapponese per uno Show Televisivo, vincendo la sfida Da qui, lascio definitivamente la “maglia della nazionale” nonostante il Campionato del Mondo di Tenerife si sarebbe svolto a pochi mesi. Concentro quindi tutti i miei sforzi nell’organizzare un grosso evento, dedicato all’amico scomparso, per ricordarlo poi commissionando un’opera d’arte: il Delfino.
Simbolo del mare, decido poi di dedicare una parte della mia vita a scoprire il mondo dei delfini selvatici, girando tra le Bahamas, l’Honduras e le Hawaii. Ho avuto la possibilità di raccontarmi in televisione: su programmi Rai,(Linea Blu) Mediaset (Pianeta Mare, Verissimo) SKY, conducendo “Il giro del mondo in 80 isole”, o addirittura in un minidocumentario “Liquid Man” girato per Discovery Channel. Ma anche in Radio, ospite sui più importanti network italiani Radio Deejay, RTL102.5, RMC, 105, Virgin Radio e Radio 24.
Insignito della Benemerenza CONI e la Medaglia d’Oro al Valore Sportivo, decido poi di dedicarmi in maniera sempre più specifica all’insegnamento tecnico della monopinna, un attrezzo davvero unico che ci permette di essere quanto più simili al delfino.
In tutti questi anni, grazie alla mia famiglia, e alla mia forte volontà, ho coniugato l’amore per la scienza, per la ricerca e l’acqua: dopo una laurea in ambito medico ed una specializzazione, sono riuscito a continuare gli studi e a conseguire un Master e un Dottorato di Ricerca. Da diversi anni sono Prof. a.c. all’Università di Pavia dove collaboro con diversi Dipartimenti tra cui anche quello di Medicina dello Sport.
Ho quindi creato così la mia scuola “Swim Like a Dolphin” con cui trasmetto tutta la mia esperienza nonché le conoscenze scientifiche e mediche acquisite in tutti questi anni divulgandole a grandi e piccini.
La prima sfida come “allenatore” arriva nel 2009, quando una perfetta sconosciuta di nome Ilaria Bonin mi chiede di essere allenata e da lì a breve, con il mio Team, l’abbiamo portata per un quadriennio a diventare pluricampionessa mondiale di apnea. Ad oggi le mie consulenze sportive vertono non solo sull’apnea specifica, ma anche sulle tecniche di respirazione e sulla nutrizione. Dal 2013 mi occupo dell’allenamento di apnea di Federica Pellegrini e Filippo Magnini, facendo parte del “Pool Metal Jaket”cui si sono aggiunti poi GianLuca Maglia e Matteo Giordano, inoltre sempre nel mondo nuoto ho svolto consulenza per ADN Swim Project. con atleti Russi come Govorov.
Ad oggi collaboro con i campioni mondiali di diverse discipline: Igor Cassina (ginnastica artistica), Sara Cardin (karate), Alex Giorgetti (pallanuoto), Paolo Pizzo (scherma), Federico Morlacchi (paralimpico) Stefano Figini (nuoto pinnato) e come consulente per il Team Trek-Segafredo (ciclismo), per la FIN (Federazione Italiana Nuoto), nonchè Ambassador per FUV (Fondazione Umberto Veronesi).
PENSIERO
Non è facile riuscire a descrivere le sensazioni dell’ apnea. Il momento è così magico, così intimo le cui parole non sono forse sufficienti a raccontare le emozioni che si vivono. In un solo frangente, l’uomo diventa un tutt’uno con l’acqua, parte integrante di essa e la simbiosi uomo-acqua toglie ogni sensazione corporea all’uomo che diventa acqua nell’acqua. Stare in apnea è sicuramente la cosa più innaturale che possa esistere, ma riuscire a vivere questa dimensione ti permette di conoscere meglio una parte di te.
Negli ultimi anni vivo l’apnea in due modi differenti: quella agonistica, prima come atleta e ora come allenatore, e quella ricreativa.
La prima è una disciplina rigida, severa, che ti porta come tutti gli sport estremi a vivere sensazioni forti, sia nel bene che nel male. Devi essere molto motivato, avere una grande concentrazione, una forte determinazione per voler dimostrare qualcosa a te stesso imponendoti grandi sacrifici, soprattutto in uno sport dove vince chi non respira. Ma la vittoria premia ogni sforzo e appaga il lavoro di molti mesi. Realizzare un record ti regala una gioia interiore che va oltre le tue aspettative e ti lega ancora di più all’acqua e alle persone con cui condividi la vittoria.
L’ apnea ricreativa è sicuramente più piacevole, meno stressante ed è volta a portarti equilibrio. Nella quotidianità, lo stress spesso tende a offuscare la nostra vitalità e sovente pure i nostri fabbisogni, primo fra tutti “lo stare bene con noi stessi”. Se stai bene con te, sicuramente starai bene anche con gli altri. Questa esigenza viene spesso dimenticata, ed è per questo che mi rifugio nella mia apnea. Cerco di allontanare le negatività giornaliere, e provo a ritagliarmi un angolo, in cui solo con me cerco il mio equilibrio e la mia serenità attraverso il respiro e l’acqua. Per fare questo non servono profondità estreme, ma l’importante è stare nell’acqua.
MISSION
La qualità della vita delle persone dipende dalla qualità della loro respirazione. Respirare è il primo fabbisogno necessario alla sopravvivenza ed è per questo che dedico la mia attenzione a questo tema. Tutto ciò nasce da un lungo percorso universitario che, da quando ero studente ad ora che sono docente, mi ha permesso di conoscere le reali problematiche delle persone; dalla mia esperienza di atleta, dal mio lavoro su atleti di alto livello e non solo: bambini, casalinghe, mamme in gravidanza e manager.
Ho sviluppato competenze fisiche, fisiologiche, anatomiche e mediche che mi permettono di spiegare la respirazione. Ciò che mi caratterizza é che insegno a respirare quindi a vivere meglio imparando a gestire lo stress ed ogni performance. E le evidenze scientifiche su cui mi baso ne sono la prova!